Relazione annuale Emilio.2019

Relazione annuale Emilio.2019

 

E’ passato poco più di un anno da quando alla mia prima formazione Nazionale ad Assisi, ho ricevuto il mandato di animatore di comunità nell’ambito del progetto Policoro. In questi mesi di lavoro, ho capito la vera essenza del progetto. Personalmente, immagino la figura dell’ AdC  come un ragno che tesse la sua ragnatela. Quest’ultima rappresenta la rete esistente tra tutti i membri della società, che sono legati fra loro da sentimenti, relazioni, obiettivi  e che interagiscono continuamente. L’AdC ha il compito di aiutare a tenere ben saldi i fili, a costruirli e ripararli laddove ce ne fosse la possibilità condividendo le proprie conoscenze, accompagnando le persone incontrate e perseverando nell’evangelizzazione. La ragnatela a mio avviso risulta essere proprio sinonimo di unità, fratellanza , aiuto reciproco tra le persone che formano la tela. Ed è proprio lavorando in sinergia, ossia tenendo ben saldi tutti i fili, che riusciamo ad ottenere dei risultati che risulterebbero essere irraggiungibili se perseguiti singolarmente da ognuno di noi. Ho avuto la fortuna di essere affiancato dall’AdC di terzo anno, Gerardina Casciano, la quale mi ha sempre supportato nelle difficoltà e con la quale ho condiviso conoscenze e tante belle esperienze. Una su tutte quelle del campo estivo di Libera, “Animatori di comunità – maestri di comunità”, che si è svolto nel Maglificio 100Quindici Passi a Quindici ad Avellino. Qui la cooperativa sociale Oasiproject ha trasformato la villa bunker, una volta appartenuta ai Clan Graziano, in un laboratorio di maglieria artigianale. Durante questa esperienza mi ha colpito molto il coraggio che hanno avuto dei giovani ragazzi a realizzare una loro idea imprenditoriale, in un territorio difficile. Ho avuto modo di partecipare alle varie formazioni che si sono tenute durante l’anno, dove ognuna mi ha insegnato qualcosa che mi sarà utile non solo nel proseguio del mio cammino da AdC, ma senza dubbio anche nella mia quotidianità. Tali occasioni mi hanno permesso di incontrare tante persone fantastiche, dai formatori a tutti i ragazzi coinvolti nel progetto, i quali mi hanno lasciato ricordi che porterò sempre nel mio cuore. Ho costruito tante nuove relazioni, curata la rete presente sul territorio diocesano ed ho imparato ad ascoltare le persone, ascoltando le loro idee ma anche le loro preoccupazioni, sostenendole e affiancandole. Con tutta l’equipè diocesana ho assistito e contribuito alla nascita di un nuovo Gesto concreto in Diocesi, “Carmasius”, in cui cinque giovani donne hanno realizzato il loro sogno, dando vita ad una cooperativa che si occupa di turismo integrato sul territorio. Da queste ragazze ho imparato che a volte una buona idea, accompagnata soprattutto da impegno e volontà, può essere trasformata in qualcosa di concreto. La forza, la perseveranza e la passione che hanno avuto queste ragazze ha permesso loro di creare insieme un’attività, valorizzando e promuovendo la loro amata Terra. Penso che questo debba essere un segnale positivo, utile a stimolare i giovani presenti sul territorio a credere nei loro sogni, a realizzarsi come uomini attraverso un lavoro, senza dover per forza migrare altrove. Infine, ma non in ordine di importanza, vorrei ringraziare il mio tutor, Don Rino Morra, che dal primo momento ha creduto in me, dandomi fiducia e supportandomi quotidianamente.